Paolo Buffa e il design scandinavo #6


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C’è stato un periodo, coinciso con l’inizio della seconda metà del ‘900, contraddistinto dalla netta affermazione non solo europea, del design scandinavo (Danimarca, Svezia, Finlandia).
Quei mobili semplici e funzionali, eseguiti in legno chiaro, di teak o di betulla, confortevoli senza ostentare, apparvero come qualcosa di veramente nuovo e originale. L’apprezzamento del pubblico fu così ampio, che i nostri architetti non poterono restare insensibili ad un tale cambiamento di gusto, elaborando dal canto loro una “risposta italiana” a questo nuovo orientamento. La risposta di Paolo Buffa (Milano 1903-1970), architetto già ampiamente affermato sulla scena milanese per la delicatezza dei suoi progetti, non si fece attendere: volumi netti, secchi, asciutti, con in più qualche raffinato “guizzo”…



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In questo mobile contenitore, parte di un più ampio progetto di sala da pranzo, il volume è importante per dimensioni, ma non invadente; il biondo legno di teak è ravvivato per contrasto da una doppia fascia di cassetti in palissandro con maniglia incassata e rifinita da una piastra in alluminio, considerato esso stesso un materiale “nuovo” a differenza del più tradizionale ottone mantenuto invece per puntali e chiavi.
Nessun rilievo, nessuna sporgenza, nessuna sagoma, ma un gioco sapiente di “scuretti” ad allineare ogni singolo componente secondo un matematico disegno complessivo.



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Realizzato nel 1957 a Cantù da Marelli e Colico, lo stesso mobile conobbe per mano dello stesso Buffa una singolare variante dal fianco inclinato e rastremato verso l’alto. Caso unico e raro per tipologia, il volume si alleggerisce anche in ragione dei numerosi vani lasciati a giorno, posizionando al centro il corpo contenitivo con tre ante a ribalta e spostando verso il basso la doppia fascia di cassetti a concludere l’alternanza fra spazi pieni e vuoti.



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Il legno di teak dagli abituali riflessi ambrati ne assume di altri tendenti al rosa e al rosso, instaurando nuove relazioni con il palissandro dei cassetti e soprattutto con il legno di acero interno ai volumi contenitivi.
Nessun rilievo, nessuna sporgenza, nessuna sagoma, ma pieni e vuoti, luci e ombre, a comporre un nuovo alfabeto progettuale su un mobile che è diventato una vera e propria architettura domestica.

Misure: cm.200x40/29,5xh.154,5



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Anch’esso progettato e realizzato nel 1957, è evidente la forte connotazione orizzontale voluta da Buffa, memore dei “sideboards” scandinavi, ma ciò che più sorprende è la relazione fra il disegno dei due fianchi: la purezza del volume nel primo caso, e l’ardito taglio del secondo; il “guizzo”, appunto…



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Nella foto di archivio, il mobile è curiosamente associato ad una sedia dall’alto schienale scandito da traverse orizzontali sapientemente sagomate. L’accostamento per nulla casuale, rivela anche nella sedia un’evidente carica di modernità tipica di questo periodo di transizione; datata 1955 era prevista con seduta bassa o alta, cioè da ingresso o da tavolo, come in questa rara coppia con struttura in legno di mogano e sedile imbottito in velluto originale a coste color giallo oro.

Misure: cm.48x48xh.45/102,5



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Paolo Buffa è considerato uno dei più autorevoli architetti dell’area milanese. Pur dedicandosi anche alla realizzazione di opera di architettura, prevalentemente ville ed edifici residenziali anche complessi, egli riserverà le sue energie migliori al disegno per l’arredamento, facendone un vero e proprio tratto identitario, ambasciatore di una cultura tipicamente italiana attenta alla selezione dei materiali ed alla perfetta esecuzione dei manufatti, sempre affidata alle abili mani dei più qualificati artigiani.
Nel volume "Paolo Buffa Designer – 30 opere dal 1939 al 1968", edito nel 1993, appare in tutta evidenza la ricchezza del connubio fra capacità intellettuali ed esecutive: le conoscenze e le idee dell’architetto con la tecnica e l’uso dei materiali di un laboratorio artigianale.

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