Dalla DEM alla Danese #7


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Quando nel 1955 Bruno Danese (Valdagno 1930 – Milano 2016) annuncia all’amico e compaesano Franco Meneguzzo (Valdagno 1924 – Milano 2008) l’intenzione di trasferirsi a Milano per avviare un’attività produttiva e commerciale, nasce quello che sarà ricordato come uno dei casi più rappresentativi del design italiano. Nel Novembre dello stesso anno viene costituita la DEM (Danese e Meneguzzo) specializzata nella produzione e vendita di ceramiche artigianali. La ricerca e la sperimentazione saranno per tutta la breve vita della DEM (1955/57) l’ossessione di Meneguzzo, spiegando l’incredibile quantità e varietà di oggetti realizzati: inizialmente forme spesse, ellittiche, asimmetriche e segnate da interventi decorativi minimi.



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Contemporaneamente agli esercizi di foggiatura, Meneguzzo sperimenta nuove rese ed effetti a smalto, spingendosi fino ad una sorta di “dripping materico”, come in questo raro tris di formelle dal decoro acceso e di soggetto informale, espressione del periodo legato alla produzione di pezzi unici, destinati ben presto a lasciare il passo ad una produzione più organizzata e ripetitiva realizzata con tecniche a colaggio.

Misure: cm.20x7xh.3 cad.



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Dalla seconda metà del 1957 infatti, la DEM cesserà di esistere, aprendo la strada a quella che diventerà la celeberrima Danese, con Meneguzzo affiancato da nuovi progettisti, a partire da Bruno Munari (Milano 1907-1998) che sarà il principale artefice della svolta nella direzione delle “edizioni”, non esclusivamente rivolte alla creazione di oggetti ceramici, ma parte di un nuovo orizzonte di prodotti e di materiali, sia naturali che artificiali.



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La ricerca sulla “forma semplice”, in grado di traghettare l’oggetto d’uso comune verso i contenuti di un’opera d’arte, ispirerà a Munari la creazione di una serie di contenitori/vassoi dal suggestivo nome Maldive, realizzati nel 1960 in tre differenti misure, tagliando, piegando e saldando un unico foglio di alpacca, lucente lega metallica dall’aspetto simile all’argento.

Misure: cm.15x15xh.4



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Sempre la forma, indagata però nelle sue possibilità plastiche, anche estreme, sarà invece oggetto di ricerca da parte di Angelo Mangiarotti (Milano 1921-2012) chiamato a lavorare in Danese per un breve periodo, precisamente dal 1963 al 1965, nel quale sperimenterà con tecniche a colaggio forme libere e complesse, approcciando il concetto di famiglia di oggetti, ricreate anche secondo principi di componibilità.



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E’ del 1964 la serie di piccoli contenitori Tremiti, realizzati con la tenera e malleabile “terra di Vicenza”, resa liquida e colata dentro stampi di gesso per poi finire smaltata color bianco. Ogni oggetto è diverso dall’altro per via delle deformazioni in fase di lavorazione che diventano parte integrante di inediti sottosquadri.
Modularità e componibilità saranno la cifra di questo progetto ceramico a conformazione variabile.

Misure: cm. 35x11xh.6 – 25x8xh.6 – 16x6xh.6.



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Anche per Enzo Mari (Novara 1932 – Milano 2020) la relazione fra forma e tecnica sarà il terreno di sperimentazione per innumerevoli progetti. Dagli esordi nel 1957 e per decenni, firmerà oggetti e prodotti che passeranno alla storia. Fra i più cari, anche perché declinato in molteplici versioni, il tema del portacenere: come nel modello Delos del 1979/80, in vetro pressato e satinato, caratterizzato da un ampio doppio bordo che impedisce alla sigaretta di cadere fuori dal posacenere.

Misure: diametro cm.19,5xh.4



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Ritenuto uno dei casi più sofisticati del design italiano, il lavoro della Danese con i suoi progettisti lo si trova raccolto nel libro Arte Industriale. Gioco, Oggetto, Pensiero. Danese e la sua produzione, considerato l'unico vero catalogo ragionato della produzione. Al termine del capitolo dedicato ai libri, è inserito un "libro illeggibile" disegnato da Bruno Munari appositamente per questo volume, come commento visivo ai Prelibri, e composto da otto fogli da lucido a stampa.

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